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DON FELICE
PORTIGLIOTTI

Il nuovo parco urbano di Villaspeciosa: multifunzionale, sostenibile e accessibile è nato dalla riqualificazione di un’area verde pubblica.

Il parco è stato pensato per accogliere le persone in maniera diversificata, ognuno può viverlo come preferisce: è privo di barriere architettoniche, ha bassi consumi idrici ed energetici e si integra armonicamente nell’ecosistema naturale circostante, ospita un prato naturale e arbusti e alberi locali che richiedono poca acqua e nessun concime o fitofarmaco.

Il lavoro di riqualificazione è stato promosso dal Comune di Villaspeciosa, con fondi propri e con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il nuovo parco

Il parco urbano multifunzionale situato tra via Grazia Deledda e via Giuseppe Dessì, nel Comune di Villaspeciosa – è stato inaugurato nel mese di febbraio del 2023 a seguito di alcuni mesi di progettazione e di lavori di riqualificazione.

Lo spazio è destinato a un pubblico di fruitori diversificato e vario, i visitatori possono trovare ristoro all’ombra degli alberi e fare attività fisica e sport in mezzo al verde, grazie a una composizione progettuale studiata secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ottenuta integrando al nuovo scenario elementi architettonici esistenti, come il campo da padel e la piattaforma in calcestruzzo.

Si è lavorato inoltre per eliminare gli elementi di degrado che avevano condotto a fenomeni di vandalismo, compromettendo la serena fruizione dell’area da parte dei cittadini.

Un progetto sostenibile e replicabile

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Il progetto è nato per essere parte di un insieme più ampio, un vero e proprio ecosistema virtuoso. Con la realizzazione del nuovo parco si contribuisce infatti allo sviluppo sostenibile dell’intera area, attraverso l’attivazione di processi biologici per la ripresa dell’ecosistema naturale, limitando al minimo l’introduzione di nuovi materiali e riutilizzando al meglio i materiali esistenti.

Questo lavoro si inserisce in una visione più ampia di governo del territorio e mette in pratica un approccio concettuale replicabile, nella speranza che diventi il primo nodo di una rete di interventi coordinati – anche nei comuni limitrofi – che rafforzino l’identità paesaggistica del territorio e le connessioni della rete ecologica.

Indirizzi progettuali

Si è operato utilizzando le risorse disponibili nel modo più efficiente possibile, razionalizzando i costi e massimizzando i benefici, attraverso l’utilizzo di diversi elementi che concorrono al risultato finale.

Manufatti

È stato demolito il manufatto presente nell’area, che oltre allo stato di degrado non aveva mai rivestito un ruolo funzionale ma era inutilizzato e abbandonato.

Suolo

La superficie in calcestruzzo della piattaforma esistente è stata ridotta e alcune sue parti sono state demolite, in modo da creare aree verdi circolari in armonia architettonica tra loro e con il campo da padel già presente.

Risultando particolarmente costosa la demolizione e lo smaltimento dell’intera piattaforma si è deciso di riutilizzarne una parte trasformandola in un’area polifunzionale, di supporto al campo da padel e destinata anche ad altre attività, ombreggiata e vivibile anche nei periodi più caldi.

La riduzione della superficie in calcestruzzo e l’aumento di quella permeabile a copertura vegetale ha creato condizioni favorevoli alla dispersione del calore, consentito la piantumazione di specie arboree e arbustive e reso maggiormente permeabile la superficie, contribuendo a diminuire il fenomeno della cosiddetta isola di calore, che causa il surriscaldamento urbano.

Vegetazione

Si sono create aree ombreggiate, ridistribuendo le specie esistenti secondo crismi bioclimatici di esposizione solare e mettendo a dimora alberi selezionati tra le specie autoctone della serie di vegetazione locale. Verso sud sono stati ricollocati alcuni esemplari di olivastro (Olea europea var. sylvestris) e un carrubo (Ceratonia siliqua) a chiudere la linea di piante della stessa specie a sud-est.

Per le esposizioni a sud saranno in futuro messi a dimora gli ulivi, mentre i lati nord-est e ovest saranno popolati da lecci (Quercus ilex), che garantiranno zone fresche all’interno del parco nelle ore più calde. A nord sono invece presenti due esemplari di sughera (Quercus suber).

Il manto erboso è costituito da un prato naturale che, oltre a regalare delle meravigliose fioriture, garantisce un basso (se non nullo) consumo idrico e la necessità di poche cure (nessun consumo di concimi e/o fitofarmaci per la sua manutenzione). Un prato che cambia naturalmente colore durante le stagioni e garantisce una fruizione in sintonia con gli equilibri naturali.

Accessi e mobilità

È stato realizzato uno scivolo di raccordo tra l’area padel e la piattaforma in calcestruzzo, con pendenza conforme alle prescrizioni riguardanti l’abbattimento delle barriere architettoniche dei percorsi esterni. Al fine di ottenere superfici percorribili da tutti si è provveduto inoltre al rimodellamento del terreno, con l’apporto di terra da coltivo e la rimozione degli ostacoli di cemento presenti.

Irrigazione e illuminazione

Per la prima fase di attecchimento della vegetazione autoctona messa a dimora è stato realizzato un impianto irriguo articolato in due settori: uno per l’irrigazione delle specie arbustive e uno per l’irrigazione degli esemplari arborei e per gli allagamenti, utili alla formazione e diffusione del manto erboso naturale, nei primi due anni dal termine dei lavori.

Per l’illuminazione dell’area è stata predisposta una linea elettrica, per il futuro posizionamento di corpi illuminanti.

Arredo urbano

In prossimità dell’ingresso è stato collocato un pannello informativo tramite il quale è possibile, inquadrando un codice QR, collegarsi a questa pagina, per approfondire alcuni aspetti del progetto realizzato.

Il progetto prevede inoltre la collocazione di sedute su tutta l’area parco, che verranno posizionate in futuro.

La scelta delle piante

La scelta delle piante

Per la scelta delle specie arboree ed arbustive si è partiti da una profonda analisi del contesto e si fatto riferimento ai modelli di paesaggio potenziale già presenti nella piana di Villaspeciosa.

Questi i modelli estetico-paesaggistici presenti:

  • bosco misto mesomediterraneo a sclerofille (macchia mediterranea)
  • pascolo alberato a Quercus ilex e Quercus suber (lecci e sughere)
  • pascolo alberato a Olea europea (olivastro)
  • cerealicoltura e coltivi (campi coltivati)

Un sistema di campi coltivati abbraccia l’intero centro urbano, testimonianza di un’economia storicamente basata sull’agricoltura.

Nell’area di intervento non si è resa necessaria l’eliminazione delle specie alloctone (ovvero non originarie del territorio) in quanto non presenti.

Le piante autoctone (quelle originarie del territorio) favoriscono la connessione del tessuto urbano al contesto naturalistico autentico, in quanto facenti parte della serie vegetazionale dell’ambito di paesaggio sul quale si va a operare.

Spazio pubblico identitario e di qualità

Il nuovo parco è uno spazio pubblico di qualità. Un luogo che invita i visitatori a restare, circondati da un’atmosfera piacevole, in coerenza e armonia con il contesto urbanistico ed ambientale, con vedute ariose verso il singolare sistema di campi coltivati che circonda e caratterizza il territorio di Villaspeciosa.

I lavori di riqualificazione hanno puntato a rafforzare il carattere identitario dell’area, replicando modelli di paesaggio già esistenti nel territorio e promuovendo principi di sostenibilità ambientale. Un parco che non richiede un’impegnativa manutenzione e che resta aperto a futuri interventi integrativi.

Partecipazione alla gestione dello spazio

Il progetto incentiva la partecipazione dei cittadini alla gestione dello spazio pubblico, responsabilizzando e sensibilizzando ad un utilizzo rispettoso degli spazi all’aperto condivisi, in tutela e difesa del proprio habitat quale patrimonio comune dell’intera comunità.

La storia di
Don Felice Portigliotti

Il capostipite della famiglia, Giovanni Portigliotti, originario di Vercelli, si era trasferito per lavoro a Intra, sul lago Maggiore.  La cittadina, tra la fine dell’’800 e la prima metà del ‘900, era un importante distretto industriale e manifatturiero rinomato soprattutto per l’industria tessile, i cotonifici e i cappellifici e veniva chiamata la piccola Manchester. Ebbe tre figli: Carlo, Ernesta e Adelina.

Il figlio maggiore, Carlo, classe 1887, padre di Don Felice, lavorava in uno di questi laboratori artigiani, il cappellificio Pirola. Trasferitosi in Sardegna aprì un laboratorio artigiano a Cagliari. Frequentando altri giovani conobbe Giovannino Tuveri, cugino di Elisa, con la quale si sposò e con lei formò una famiglia. Ebbero cinque figli: Angela, Nino, Graziella, Felice e Maria Rosaria. Durante la prima guerra mondiale, Carlo combattè sul Carso.

La sorella maggiore Angela, insegnante di scuola primaria a Villaspeciosa e dintorni; Nino, medico, trasferitosi a Intra (città di origine del padre Carlo) nel 1947, sposato con due figli; Graziella, terzogenita, sposata in Porcheddu, con tre figli, insegnante di scuola primaria a Cagliari e provincia; Felice, Sacerdote; Maria Rosaria, che ha dedicato la propria vita all’assistenza dapprima dei genitori e poi del fratello Felice e della sorella Angela, con i quali ha condiviso una parte importante della propria vita, abitando tutte e tre insieme a Villaspeciosa durante il sacerdozio del fratello.

Felice (1926-2007) fu in contatto con Don Giovanni Casu, cugino da parte di sua mamma Elisa, e questa presenza di un sacerdote in famiglia potrebbe essere stata ispiratrice della sua vocazione sacerdotale. Frequentò il seminario diocesano a Dolianova e successivamente l’ex Pontificio Seminario regionale a Cuglieri. Venne ordinato sacerdote nella Cattedrale di Cagliari nel 1950; Parroco a Serdiana per pochi mesi nel 1950, Parroco a Goni dal 1950 al 1952, nominato dall’allora arcivescovo di Cagliari, Monsignor Paolo Botto; trasferito dopo due anni nella parrocchia di San Pietro di Assemini 1952-1955. Il 23 ottobre del 1955 venne nominato a Villaspeciosa, nella parrocchia della Beata Vergine Assunta, dove resterà per 45 lunghi anni, fino al 2000.

Quadro normativo e approfondimenti

Il progetto rispetta il quadro normativo vigente e le linee guida per la gestione del verde urbano.

L’intervento, in parte finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rispetta le sue disposizioni secondo il principio di non arrecare un danno significativo all’ambiente (DNSHDo Not Significant Harm).

Gli interventi si allineano agli attuali indirizzi di gestione obbligatori definiti nei Criteri Ambientali Minimi (CAM) per l’affidamento del servizio di gestione del verde pubblico del Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement (PANGPP).

Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile

Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Regolamento europeo sulle specie aliene invasive (IAS)

Linee guida per la gestione del verde urbano

Criteri ambientali minimi (CAM) per il verde pubblico

Piano paesaggistico regionale
della Sardegna

Finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU – Ambito PNRR: missione 2 componente 4 investimento 2.2_B